Mettere assieme fotografie che parlano del cibo non è affatto semplice senza correre il rischio di cadere nella banalità. Eppure nelle foto che vedremo il cibo diventa soggetto di una coreografia iconografica dove viene sì rappresentato come fonte di sopravvivenza ma anche e soprattutto come oggetto di studio per costruire immagini che raccontano storie o evocano pensieri. Nelle immagini di Piovesan il cibo diventa luogo quotidiano di relazione tra persone (bambini a scuola). Belle le fotografie di still life di Luchetti, quasi statuarie nelle forme e nella ricerca della perfezione, ma che ben raccontano di prelibatezze che saranno. L'acqua che sgorga di Corbetti ci ricorda il pianeta in cui viviamo e l'essenzialità che da essa ne scaturisce. Le ricerche fotografiche di Keber e Vio ci raccontano storie di cibo e bevande del nostro quotidiano alle quali spesso non diamo importanza ma che richiedono lavoro e passione per essere preparate. Splendide le immagini caleidoscopiche di Salvalaio, risultato di un paziente lavoro di postproduzione analogica. Raro esempio di scuola fotografica. Il cibo diventa carosello fantastico che tutto lascia immaginare. Ancora belle immagini dallo stile un po' retrò con Morelli che ci propone un picnic a Venezia, una provocazione al gusto e al decoro, dove il cibo diventa oggetto di discussione. Continuiamo con Belgrado che ci propone foto visionarie dove le fotografie quasi metafisiche sono una provocazione che lascia spazio alla critica personale. Termina l'esposizione De Blasi con un bel racconto di cose di altri tempi... Un bianco e nero ricercato dove le mani sono protagoniste nell'arte del fare la pasta, un rito antico che trasforma gli elementi della terra in energia vitale. Mi viene da dire "buon appetito!" Ma preferisco terminare con una buona visione! Zeno Trevisiol