UMBERTO VIO GIORNATA DELLA MEMORIA Gli artisti ricordano il dramma Le foto che ho fatto sono un percorso attraverso le opere di alcuni artisti che hanno voluto ricordare una indicibile tragedia la quale si prefiggeva di annientare il popolo ebraico, tutte le minoranze etniche e più in generale tutti i soggetti giudicati inferiori secondo principi che sono pura follia. La mia ricerca fotografica incomincia dal grande oblò quadrato da cui si vede lo scaffale vuoto, dei libri dopo la notte dei cristalli che nel 1933 hanno, tra le altre devastazioni dato alle fiamme migliaia di libri che si opponevano o erano solo scomodi alla ideogolgia del nazionalsocialismo. “Dove si bruciano i libri, si finisce col bruciare anche gli uomini” (Heinrich Heime 1823) La seconda foto sono le “Pietre d’inciampo” in tedesco “Stolperstein” sono opere dell’artista tedesco Gunter Demnig. Si tratta di un cubetto con la faccia esterna in ottone, sulla quale vengono incise le generalità dei cittadini europei deportati nei campi di sterminio. Si trovano in quasi tutte le città europee occupate dai nazisti. Attualmente in Europa ne sono state messe circa 71.000. A Venezia dal 2004 ad oggi ne sono state posate circa 90, il progetto complessivo ne prevede 244. Le “Pietre d’inciampo” sono dedicate anche a persone politiche e più in generale appartenenti a minoranze vittime della persecuzione nazifascista.La terza foto riguarda il monumento al memoriale agli gli ebrei assassinati nei campi di sterminio, E’ un idea dell’architetto Peter Eisenman. Sorge a Berlino su un area di 19.000 mq. è composta da 2711 stele in cemento di varia altezza, l’area scelta è dove Goebbels aveva il suo palazzo ed altre proprietà. Fu inaugurato il 15 dicembre 2014. Le foto quarta e quinta sono il campo del Ghetto nuovo e il ponte tra il Ghetto Nuovo e quello Vecchio. Volutamente le ho fatte di sera, le finestre con la luce accesa e le calli illuminate. Ben diversa deve essere stata l’atmosfera in quei mesi tra il 1943 ed il 1944 con Venezia occupata dai nazisti e il terrore che bussassero alla porta per essere portati via nei campi di sterminio tedeschi da dove quasi nessuno tornerà. Le foto dalla sesta alla ventisettesima hanno uno svolgimento uguale per tutte ed è: il numero civico, la porta di casa, le pietre d’inciampo che testimoniano la loro fine. Quasi nessuno rivederà quella porta che si è chiusa per sempre alle loro spalle. La prima foto è sempre del numero civico poiché immagino gli aguzzini con la testa rivolta verso l’alto a cercare quei numeri, cosa non facile nel complicato sistema toponomastico di Venezia, ai quali corrispondevano a dei nomi, la successiva immagine è quella porta che non rivedranno più, la terza sono i nomi incisi sulle pietre d’inciampo. Il mio progetto fotografico non si ferma solo al Ghetto, ma estende anche agli altri sestrieri della città poiché vuole mostrare con quanta ostinazione ed efferatezza fu condotta la persecuzione verso il popolo ebraico. Le ultime due foto sono a Gerusalemme allo Yad Vashen dove una fiaccola non si spegne mai a perenne ricordo di questa immane tragedia, che solo un’ideologia perversa poteva mettere in pratica. Grazie per l’attenzione. Umberto Vio